Il Dipartimento del Tesoro americano ha presentato un piano che prevede una tassazione del 30% sulle spese energetiche delle aziende di mining di criptovalute. Queste società sarebbero inoltre obbligate a dichiarare il loro consumo energetico e la tipologia di energia impiegata.
La tassa, se approvata, sarà progressiva e basata sui costi energetici sostenuti per l’estrazione delle criptovalute. Verrà applicata alle compagnie “che sfruttano risorse informatiche” per il mining di criptovalute. L’introduzione di questa tassa sarà graduale, aumentando del 10% annuo per i prossimi tre anni.
L’obiettivo della mossa del Dipartimento del Tesoro è limitare il numero totale di apparecchiature minerarie negli Stati Uniti.
“La crescita del consumo energetico dovuta all’aumento del mining di criptovalute ha impatti ambientali negativi e può avere ripercussioni sulla giustizia ambientale, oltre a far salire i costi energetici per chi condivide la rete elettrica con i minatori”, si legge nel documento. “L’estrazione di criptovalute porta anche incertezza e rischi per i servizi pubblici e le comunità locali, dato che l’attività di mining è altamente variabile e facilmente trasferibile. Una tassa sul consumo energetico dei minatori potrebbe ridurre l’attività mineraria con i relativi impatti ambientali e altri danni”, aggiunge il documento.
CoinDesk osserva: “La proposta di bilancio che include queste norme fiscali volte a generare entrate deve essere approvata sia dalla Camera dei rappresentanti che dal Senato prima che possano essere messe in pratica. È poco probabile che la Camera, attualmente a guida repubblicana, aderisca alla proposta del presidente democratico Biden così come è stata presentata. Tuttavia, la proposta riflette le priorità fiscali di Biden in vista dell’annuncio della sua candidatura per un secondo mandato alla presidenza degli Stati Uniti”.